Prendete un giovane studente, buttatelo nella città più gaya d’Italia e condite il tutto con un mix di incontri improbabili… Ecco il mondo gay visto dalla prospettiva di un universitario smarritosi a Milano. Tra blog e reportage, ogni mercoledì e sabato su Gay.it, Sex and the univerCity con Gab e i suoi viaggi nella metropoli.
L’omo e la bestia
La primavera di Milano riserva molte sorprese ai meno previdenti: anche una bella giornata di sole può improvvisamente trasformarsi nel solito grigio pomeriggio. Niente pic-nic al Parco Sempione, niente chiacchiere con gli amici ed i compagni di corso, che ti aggiornano sempre sui dettagli più piccanti dei loro ultimi giorni, e zero possibilità di incontrare qualcuno che è carino E single (una delle due NON è abbastanza, e chi ha orecchie per intendere intenda).
Un’altra giornata a casa, a guardare la TV e ad ascoltare i rumori del condominio. Lo spessore delle pareti qui a Milano, triste contrappeso alle enormi barriere psicologiche degli abitanti della metropoli, è cosi irrisorio che a volte, quando sposto il divano contro il muro, temo seriamente di fare una spiacevole visita in casa della mia vicina, nonché illustre proprietaria di casa.
L’esiguità delle barriere architettoniche libera il voyeurista che c’è in noi e ci spinge a giocare ad uno dei più antichi ed eccitanti giochi della storia: “cosa staranno facendo i vicini?”.
Il flusso di pensieri viene interrotto da un sms: “ciao bello, allora quando ci vediamo? vengo da te dopo le lezioni? torello80”. Non so se sia più la voglia di conoscerlo o la curiosità di sapere perché si fa chiamare torello, ma quel pomeriggio lo incontro, qui da me, e dopo qualche momento di timidezza, finalmente cominciamo a rompere il ghiaccio, e non passa tanto tempo prima che io capisca il perché di quel “torello”…
La stessa sera mi viene in mente che in un mondo di sovrastrutture fisiche e mentali, l’esaltazione del costruito e dello “chic” si scontra inevitabilmente con un ritorno allo stato di natura: in fondo siamo tutti attratti da un po’ di “bestialità” nelle persone che ci piacciono. Se è vero che in realtà è proprio quel residuo di istinto animale, quella voglia di selvaggio e di naturale che muove le passioni, allora che tipo di animale siamo e soprattutto, che bestia cerchiamo?
I ragazzi gay del panorama milanese possono essere classificati grosso modo secondo quattro tipologie animalesche: anzitutto ci sono gli scimmioni, l’equivalente del “bullo” eterosessuale: sicuri di sé, bruttini ma super-palestrati, cercano fondamentalmente sesso forte, hanno un livello culturale medio-basso ed un’intelligenza inversamente proporzionale alla circonferenza bicipiti.
Poi ci sono i pavoni, ovvero le checche altezzose e magrissime, che camminano per i corridoi dell’università tutte dritte sulla schiena, fumano come ciminiere, chiudono leggermente le palpebre per sembrare intriganti, spingono in fuori le labbra per sembrare sexy e nella maggior parte dei casi sono solo patetiche.
Seguono i cerbiatti, che sono magrolini ma piacenti, e che di solito sono dei buoni studenti, intriganti e furbetti, con qualche vizio: insomma, dei piccoli dolci bastardi.
Infine troviamo i puledri, i miei preferiti, fisicamente imponenti, affidabili e sexy, e se sei fortunato anche laureati, in pratica l’equivalente del ragazzo della porta accanto, ma con un je-ne-sais-quois in più.
Non so dove si possa collocare il torello, forse a mezza strada tra puledro e scimmione… Ebbene sì, signori, esistono anche i gradi intermedi tra una categoria ed un’altra. Quindi se pensate che basta trovare un biondo o un bruno, un alto o un basso, un attivo o un passivo per essere sessualmente contenti, ripensateci! Bisogna anche trovare l’animale compatibile. Quindi tirate fuori la belva che è in voi… e, soprattutto, lasciate perdere i segni dello zodiaco, ve lo dice uno che il suo Toro l’ha già provato. Avanti il prossimo!
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di Gab
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