Prendete un giovane studente, buttatelo nella città più gaya d’Italia e condite il tutto con un mix di incontri improbabili… Ecco il mondo gay visto dalla prospettiva di un universitario smarritosi a Milano. Tra blog e reportage, ogni mercoledì e sabato su Gay.it, Sex and the univerCity con Gab e i suoi viaggi nella metropoli.
Size matters
Non auguro a nessuno di provare l’imbarazzo che oggi pomeriggio mi ha quasi fatto sprofondare nel pavimento di un noto negozio del corso, quando la commessa è piombata in un silenzio tombale, dinanzi alla mia richiesta di provare una 48 (invece di una 46) di quel pantalone. “Sa, dopo Pasqua siamo tutti più in carne” seguito dalla risata più isterica che io possa ricordare, seconda solo a quelle successive alla rielezione di Bush qualche mese fa.
Tornato a casa, dinanzi al mio pantalone “extra-large”, mi fermo a pensare: in un mondo in cui la quantità è forse più importante ed immediata della qualità, quanto contano le dimensioni?
Non cerchiamo di negarlo: la vita è fatta di dimensioni: altezza, taglia, spessore del portafoglio, numero di scarpe, distanza; una in particolar modo sembra preoccupare ogni rispettabile abitante di questa terra… le dimensioni di… “LUI”.
I miei amici in università sono in grande disaccordo. C’è chi lo preferisce spesso, chi lungo, chi ha una soglia di accettazione minima, chi finge di non fregarsene nulla ma poi se gli capita uno appena sopra la media si fionda al telefono per raccontartelo, e chi ne fa proprio una malattia. Signori e signore tremate: le dimensioni contano (…e vi spiego anche il perché)!
No, questa non sarà la solita discussione che finisce a “tarallucci e vino” con la popolare e populista dichiarazione che conta solo come lo usi. Qualcuno mi spieghi come diamine fa uno ad usarlo bene, se ce l’ha talmente piccolo che neanche ti accorgi che è dentro?
OK, partiamo: siamo gay perché ci piacciono gli uomini, giusto? E ci piace tutto di un uomo: gli occhi, il volto, il petto, le gambe, i capelli, giusto? Io dico che un membro piccolo è praticamente l’equivalente di un occhio storto, di un naso enorme, di una gamba più corta, di calvizie incipiente…
Giudicatemi superficiale, giudicatemi eccessivo, ma vorrei vedere quanti di voi non ci penserebbero neanche un secondo prima di andare a letto con uno che ha un sedere da 70enne decrepito, un orecchio enorme, oppure tre capezzoli… Non c’è niente di male a pensare che una delle parti più importanti del corpo maschile sia proprio quella che ci rende anatomicamente maschi. Un bell’arnese sta all’uomo come un bel seno sta alla donna: ci ricorda chi siamo ed esalta la nostra peculiarità come appartenenti ad un determinato genere sessuale.
Che problema c’è? È inutile girarci attorno, dire che conta solo se funziona, dire che se è troppo grosso è un problema, e inventare mille leggi della L, della G, e della I.
In difesa dei “meno fortunati”, mi sento in dovere di precisare che ovviamente l’importanza delle dimensioni è inversamente proporzionale all’intensità del rapporto che abbiamo con una determinata persona: se possiamo chiudere un occhio (in questo caso tutti e due, please) sull’uomo di cui siamo innamorati, di certo non possiamo permetterci di perdere il nostro tempo con il ragazzo-di-una-notte per giocare con il suo “cetriolino”. E ve lo dice uno che è sempre stato molto fortunato in materia con questa seconda tipologia, ma che alla fine si è sempre infatuato per sua grande sfortuna (o forse, comincio a pensare, per malocchio) di ragazzi “sotto la media”.
Quindi non facciamo finta di cavarcela dicendo “che tanto non fa niente”. Per molti di noi importa, eccome! Un bel pisello è come il 90-60-90 delle modelle: se sei al di sotto degli standard puoi sempre fare un paio di sfilate, ma dovrai fare il doppio degli sforzi per affermarti e diventare una star!
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di Gab
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