“In Ucraina avremo la legge sulle unioni civili” intervista all’attivista Olena Shevchenko – VIDEO

"Questa è una battaglia gigantesca, è una guerra geopolitica, una guerra sulle idee, che vede contrapposti i diritti umani ai valori tradizionali, i democratici ai conservatori." - intervista di Paolo Hutter

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ucraina unioni civili olga shevchenko
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A Kiev abbiamo raccolto la testimonianza di Olena Shevchenko, attivista ucraina per i diritti delle donne e dei diritti LGBTQI+. Olena ha risposto ad alcune nostre domande sulla situazione dei diritti delle persone LGBTQIA+ in Ucraina e sulla proposta di legge sulle unioni civili che si fa strada nel parlamento del paese, nonostante la guerra di invasione della Russia di Putin,

Shevchenkoha nel 2007 ha co-fondato la ONG Insight per sostenere l’inclusione LGBTQI+ sulle piattaforme femministe. Ha avviato eventi annuali tra cui la marcia per la festa della donna, il Transgender Day of Remembrance e il Festival of Equality, per protestare contro la discriminazione contro le donne e la comunità LGBTQI+ in Ucraina e in altri paesi ex sovietici. I suoi avversari hanno ripetutamente attaccato lei e i suoi eventi.

Shevchenko è stata anche co-presidente del Consiglio LGBTQI+ dell’Ucraina ed è stata eletta nel consiglio di IGLYO. Fa parte dei consigli di amministrazione di ILGA Europe della EuroCentralAsian Lesbian* Community (EL*C). È una delle attiviste LGBTQI+ più in vista ed esposte in Ucraina.

 

Ucraina e diritti LGBTQI+ intervista a Olena Shevchenko
intervista a cura di Paolo Hutter

 

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Qual è la situazione LGBTQI+ in Ucraina?

Dall’invasione su vasta scala da parte della Russia siamo precipitati in una voragine di difficoltà. Lo facevamo prima e lo facciamo ancora: lavoriamo soprattutto sui diritti umani e sul supporto alla comunità LGBTQI+. Ora stiamo provando anche a supportare su cose cose generiche, concrete e specifiche della comunità, come medicine, ormoni, cibo. Ci sono persone LGBTQI+ ovunque sul territorio e alcune di loro non hanno un casa, hanno perso gli affetti, e poi molte persone LGBTQI+ sono al fronte, a proteggere il nostro paese, la nostra indipendenza. Questa è una battaglia gigantesca, non è semplicemente guerra, è una guerra geopolitica, è una guerra sulle idee, che vede contrapposti i diritti umani ai valori tradizionali, i democratici ai conservatori. E in questa guerra, ora c’è l’Ucraina in prima linea, e nello specifico le persone LGBTQI+. Sono molti i conservatori russi che continuano ancora a indicare le persone LGBTQI+ come prima assoluta preoccupazione per il loro regime autoritario. In Russia stanno catturando, picchiando e torturando le persone queer. Noi l’abbiamo visto nei territori occupati, dove molte persone LGBTQI+ sono semplicemente sparite, chissà dove, probabilmente uccise dai Russi.

Ma voi state cercando persone scomparse su territorio ucraino o anche nei territori occupati?

Aiutiamo le persone anche nei territori occupati, non solo sul nostro territorio libero, perché per loro è impossibile scappare da là. E nel frattempo in Ucraina, in Parlamento, stiamo discutendo di una proposta di legge per le unioni civili (qui la nostra intervista alla prima firmataria della proposta di legge Inna Sovsun). È un segnale positivo, perché costituisce un’opportunità per l’Ucraina di mostrare al mondo che noi stiamo cambiando la nostra realtà, stiamo andando verso i diritti umani, stiamo andando verso l’Unione Europea, e questo è importante.

In verità state combattendo per questi diritti da molto tempo, anche prima della guerra. Pensi che le cose ora stiano cambiando nella società?

È vero, stiamo combattendo sui diritti da molto tempo, io stessa da più di 15 anni, e posso dire che sì, ho visto un po’ di progressi nella società (ndr: Kiev Pride 2015: aggressione neonazista >), non si tratta solo degli ultimi due anni di guerra su vasta scala, ma è una cosa che noi come Insight abbiamo fatto partire fin dai tempi di Euromaidan (manifestazioni filoeuropee e conseguenti repressioni avvenute a Kiev tra il 2013 e 14 ndr) quando per primi scendemmo in piazza a dire, insieme ad altre persone e altre comunità, ‘Noi siamo qui per l’integrazione con l’Europa, siamo qui contro la Russia’, questo fu il primo passo. Ora è possibile in Ucraina svolgere libere manifestazioni per i diritti LGBTQI+, certo magari non è la cosa più sicura, ma è possibile, non è proibito dallo Stato. Abbiamo libertà dei media, libertà religiosa, abbiamo la libertà di dire ciò che vogliamo. Beh, questo è un cambiamento gigantesco rispetto a quel periodo nel quale in Ucraina avevamo invece gli stessi problemi (repressivi ndr) della Russia.

 

Pensi che la legge sulle unioni civili sarà approvata?

Penso che non ci siano alternative, questa è la mia opinione. La legge sarà approvata. Noi faremo il possibile e anche l’impossibile. Perché troppe persone LGBTQI+ sono già morte e i loro affetti, i loro partner, non hanno alcun diritto sul proprio amato defunto in guerra. Io vedo che la società è cambiata, l’opinione pubblica non è più così contraria ai diritti LGBTQI+ in Ucraina, anzi direi che l’opinione pubblica e la società sono favorevoli al riconoscimenti di diritti LGBTQI+. Quindi l’ultimo step è del Governo.

 

Il Governo Zelensky resta ad oggi in una posizione di ambiguità, a metà tra l’omobitransfobia ideologica della Russia di Putin, che suggerisce di proteggere la comunità LGBTQIA+ in linea con le aspettative dell’Unione Europea, e il timore che un’accelerazione pro-LGBTQIA+ possa irrigidire le forze politiche di estrema destra e urtare la sensibilità religiosa delle chiese ortodosse, non del tutto insensibili ai richiami omobitransfobici di Kirill, il patriarca ortodosso di Mosca, grande alleato di Putin nel magnificare la guerra all’Ucraina nella sua funzione simbolica di crociata contro la lobby gay e la decadenza occidentale.

 

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