Matteo Salvini annuncia la candidatura di Roberto Vannacci alle Europee il giorno della Liberazione

Un ulteriore schiaffo della destra di governo alla memoria e ai valori antifascisti.

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Matteo Salvini annuncia la candidatura di Roberto Vannacci alle Europee il giorno della Liberazione - Matteo Salvini e Roberto Vannacci - Gay.it
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Dopo settimane di rumor, l’ufficialità è arrivata proprio il 25 aprile, giorno della Liberazione dal nazifascismo.

Matteo Salvini ha annunciato alla candidature alle Europee di giugno di Roberto Vannacci, in tutti i collegi in quota Lega. Il generale dell’Esercito, diventato celebre grazie ad un libro orgogliosamente misogino, xenofobo e omofobo, ha ceduto alla corte del vicepremier nonché ministro delle infrastrutture, che ha così svelato l’arcano via social: “Sono contento che un uomo di valore come il Generale Vannacci abbia deciso di portare avanti le sue battaglie di Libertà insieme alla Lega in Parlamento europeo“.

Nelle stesse ore proprio Vannacci si rifiutava di definirsi “antifascista“, perché “non vi è alcuna norma o legge che lo richieda, e poi il fascismo è finito 80 anni fa. È come dire se uno si sente antinapoleonico oggi, avrebbe senso? No, sarebbe totalmente avulso dalla realtà. Il fascismo è terminato in Italia da 80 anni e parlare oggi di antifascismo serve solo a dividere la società italiana su un periodo, quello fascista, finito ormai da quasi un secolo“.

Una candidatura, quella del generale, che ha spaccato la stessa Lega, tra chi l’ha appoggiata come Pillon (“benvenuto a bordo caro generale“) e chi la considera un errore, perché troppo vicina all’estrema destra. “Rinnovo la mia considerazione nei confronti di Matteo Salvini, lui ha anticipato la cosa, ci sarà il mio annuncio ufficiale in questi giorni“, ha commentato Vannacci a LaPresse. “Sarò un candidato indipendente e manterrò la mia identità. Condividendo molti principi con la Lega di Matteo Salvini correremo insieme

L’annuncio della candidatura di Vannacci da parte della Lega nel giorno della Festa di Liberazione è un ulteriore schiaffo della destra di governo alla memoria e ai valori antifascisti“, ha cinguettato Alessandro Zan, candidato in Europa in quota Pd. “Orgoglioso di portare avanti in questa campagna elettorale idee esattamente opposte alle sue“.

Diventato volto pubblico la scorsa estate grazie alla pubblicazione del suo libro Il Mondo al Contrario, Vannacci ha passato gli ultimi 9 mesi a seminare omobitransfobia a giorni alterni.

357 pagine condite da attacchi al femminismo, all’ambientalismo, ai clandestini e alla comunità LGBTQIA+, quelli pubblicati dal generale, riuscito a trasformare l’improponibile in best seller, con 250.000 copie vendute. Appena 150 la prima settimana di auto-pubblicazione, per poi esplodere grazie alle polemiche stampa nate con una stroncatura di LaRepubblica, che videro le vendite schizzare a 17.800 copie in 24 ore.

Nei mesi successivi Vannacci ha sempre difeso e ribadito quanto scritto.Il 18 agosto ha tuonato: “Sono libero di odiare stupratori e pedofili, non è istigare a violenza. Non faccio nessun passo indietro, rivendico quello che ho scritto. Il mio libro non è volgare né offensivo”.

Il 21 agosto Vannacci viene pubblicamente difeso da Matteo Salvini, Vittorio Sgarbi e dal leghista Guglielmo Golinelli.

Il 31 agosto, su Rete 4, Vannacci torna in tv e puntualizza la sua posizione sulle persone lgbtqia+:

“Rivendico il diritto all’odio. Nessuno vieta i diritti a queste persone, ma neanche loro devono poi stupirsi se questi matrimoni in alta uniforme creano scalpore. Perché sono manifestazioni che non rientrano nell’uso comune. Liberissimi di farlo ma consapevoli del fatto che molti si stupiranno e criticheranno questi atteggiamenti“. “L’aspirazione dei gay sarebbe quella di vedere i lori rapporti sentimentali e sessuali parificati al tutto a quelli eterosessuali. La percentuale di gran lunga più consistente di chi è rimasto se non turbato, almeno sconcertato e turbato dal video, dimostra che un matrimonio gay non è normalità”. “Se tale eccentricità viene ostentata, come nel caso del bacio, delle grandi uniformi, delle sciabole e del video largamento diffuso, va anche a disturbare il pensiero e i valori comuni. E quest’ultimo effetto è quello che io temo fosse invece ricercato nel dare diramazione capillare al filmato”. “Nel citare l’anormalità ho aperto il vocabolario, che definisce la normalità la condizione della consuetidine. Se poi strumentalmente si vuole dare un significato diverso alla normalità, è un problema di chi fa questo. Ho anche detto, che sono il primo degli anormali sono io, e ho fatto dell’anormalità un vanto”.

Il 14 settembre Vannacci rilancia.

“Tutte le mosse che stanno facendo i non eterosessuali sono orientate da una strategia che è quella di tentare di imporre il pensiero omosessuale al resto della maggioranza. Credo che la maggioranza della popolazione si ritrovi in quello che ho detto, non accetti più l’essere prevaricato almeno nel tentativo delle minoranze che non sono solo queste”. “Io non mi rivolgo solo al mondo dei non eterosessuali, ma anche ai graffitari e ai delinquenti: una minoranza che ci costringe a mettere gli allarmi alle nostre case e macchine. Non parlo solo dei non eterosessuali”. “Ho parlato di minoranze, non le ho messe in correlazione tra loro. Non eterosessuali sono una minoranza: punto. Graffitari sono una minoranza: punto. Delinquenti sono una minoranza: punto. Non hanno nulla a che vedere l’una con le altre. Sono semplicemente delle minoranze“.

A Fuori dal Coro, di nuovo su Rete4, il generale insiste e torna ad attaccare le unioni omosessuali.

“Io sono uno che promuove la famiglia tradizionale. Se a qualcuno non sta bene se ne farà una ragione. Io non critico chi si riconosce in queste unioni. Quello che critico è il fatto di chiamarla una famiglia”. “La società che si vorrebbe non è quella omosessuale, perché i numeri non rispondono alla realtà. Per ora non è così, quando lo sarà, ne riparleremo”. “Loro dicono di sdoganare un principio. Chi sono questi loro? La maggioranza non sente questa esigenza. Non è forse anche questa una prevaricazione di una minoranza verso una maggioranza?”.

Il 24 settembre, ospite di Borri Books alla stazione Termini di Roma, Vannacci torna a difendere la propria omobitransfobia editoriale.

“Grandissime espressioni del mondo di oggi marciano al contrario del buonsenso. I criminali in libertà e i tutori dell’ordine in ospedale, le maggioranze subiscono le minoranze per effetto dei media. Ci sono classi protette che non si possono più criticare: la frase sugli omosessuali brucia perché non se ne può parlare che bene”. “La normalità non è offensiva, la semantica non è un opinione, non è un termine offensivo”.

A detta del generale, la comunità omosessuale sarebbe una “categoria ultraprotetta“, con “la maggioranza” che non potrebbe “più esprimersi, negli ultimi anni si sono sentiti intoccabili. Studiosi come la Scaraffia hanno detto che il mio libro non è omofobo né offensivo: io non capisco nulla di femminismo? Questo è vero ma io non ne parlo. Io non ho scritto un capitolo sulle donne ma sulla famiglia: questo prova che chi mi critica non mi ha letto“.

Il 4 ottobre, dalle pagine di Chi, il generale replica così all’ipotesi di una figlia omosessuale.

“Razzista io perché ho scritto che i gay non sono normali? Ma se io stesso ho deciso di essere anormale fin da piccolo? L’anormalità è la mia scelta di vita. La rivendico. Vi sembra normale una persona che sceglie di fare un lavoro come il mio?”. “Ho solo detto che non rientrano nella maggioranza della popolazione. Costituiscono una minoranza, proprio come me, per le scelte che ho fatto. Io sono l’esempio vivente di una persona ‘non normale’”. “Una figlia lesbica? La supporterei, ovviamente. È mia figlia. I figli vanno capiti e sostenuti. Sempre. Certo, se fosse solo un’incertezza dell’adolescenza cercherei di indirizzarla verso l’eterosessualità. Non perché sono bacchettone, ma perché so che da omosessuale incontrerebbe più difficoltà. Gli omosessuali spesso attraversano travagli interiori pesanti. In ogni caso spetterebbe a lei scegliere”.

Il 16 gennaio Vannacci sostiene che “l’omosessualità dipende dal condizionamento sociale”. Sotto indagine per volere della procura militare, sospeso dall’esercito italiano e querelato da Paola Egonu, ha poi attaccato il Pride e irriso Marco Mengoni.   Ora potrebbe finire a Bruxelles grazie a Matteo Salvini.

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Fulvio Magni 26.4.24 - 16:23

Perché pedofili e stupratori? Perché non invece cattolici, provita, leghisti e generali dell'esercito? L'odio è un diritto soltanto quando non siamo noi le vittime?

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