Sono un utilizzatore di chemsex, la testimonianza (VIDEO)

La storia di Filippo: Roma, la basata, l'uso ricreativo e l'uso problematico.

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Chemsex testimonianza di Filippo
Chemsex testimonianza di Filippo
6 min. di lettura

DISCLAIMER
Qualora ti trovassi a non vivere più bene una situazione di chemsex leggi i nostri tips in fondo all’articolo.

Il chemsex, ovvero la pratica di usare sostanze stupefacenti durante i rapporti sessuali, è sempre più diffusa in Italia. Gli utilizzatori sono in forte aumento, a partire dalle grandi città metropolitane Milano e Roma, che rappresentano due realtà con peculiarità molto diverse.

Se Milano è la capitale dell’MDPV, catinone sintetico molto pericoloso e che poco si addice a un uso ricreativo di chemsex, nella Città Eterna la sostanza più utilizzata è senza dubbio il crack, la cocaina free base, detta coca basata, basa, che viene fumata con bottiglie o pipette, accompagnata da altre sostanze come il GHB/GBL, conosciuto al grande pubblico come la droga dello stupro, ma che viene utilizzato in modo ricreativo e controllato per raggiungere euforia, rilassamento e eccitamento.

L’utilizzo del crack come sostanza nel chemsex è una pratica molto italiana, e si discosta o meglio si integra all’utilizzo più internazionale delle sostanze totalmente chimiche classiche del chemsex: i catinoni sintetici (mef, 3MMC, 4MMC…), il GHB e la metanfetamina (crystal meth, tina).

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Il crack

Il crack, a differenza della cocaina cloridrato, la polvere bianca che può essere sniffata perché idro-solubile, fa effetto in un tempo molto inferiore, e dà un effetto di minore durata ma con un picco molto maggiore di euforia, sensazione di benessere fino all’aumento dell’appetito sessuale.

I rischi associati all’utilizzo di crack sono tuttavia ancora maggiori rispetto alla normale cocaina, può infatti dare in modo più marcato aggressività, psicosi, manie persecutorie e soprattutto, può produrre una maggiore forma di craving, ovvero di dipendenza, sia durante la sessione stessa, generalmente quando la sostanza è terminata e la voglia di continuare è incontrollabile, sei nei giorni successivi, dove down e bisogno psicologico di ripetere l’esperienza per rincorrere le sensazioni piacevoli provate, può portare a un utilizzo sempre più ravvicinato e sempre più incentrato sulla sostanza.

L’associazione del crack al sesso generalmente viene vissuta inizialmente come un’esperienza piacevole e controllata. In questo caso possiamo parlare di uso ricreativo del chemsex.

Può succedere tuttavia che la dinamica diventi via via sempre più ravvicinata, e che la sessualità ricopra un ruolo sempre minore, mettendo la sostanza al centro del vissuto, fino ad avere problemi rispetto alla propria rete sociale, alla quotidianità e al lavoro a causa di un vero e proprio problema di dipendenza. In questo caso parliamo di chemsex problematico, ed è importante sottolineare come questo tipo di indicatori debbano essere un campanello d’allarme.

Il modo in cui si vive la propria sessualità rappresenta sicuramente un altro punto cruciale, nell’utilizzo problematico si riscontra spesso un allontanamento dal piacere e da una sessualità appagante, il sesso non diventa più la dinamica da nutrire e migliorare con l’utilizzo di sostanze, ma sono le sostanze che vengono legittimate attraverso un’idea di sessualità che spesso è in verità compromessa.

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Ma cosa significa fare chemsex? Parla Filippo – intervista video

Vuol dire per forza avere un problema di dipendenza? Abbiamo raccolto la testimonianza di Filippo, che ci ha raccontato la sua esperienza e il suo preziosissimo punto di vista. Perché è davvero importante de-stigmatizzare l’uso di sostanze e spostarsi verso un approccio di riduzione del rischio.

Io sono un utilizzatore di chemsex, tuttavia devo dire che rispetto a questa affermazione ho una posizione privilegiata: sono testimone sia dell’uso ricreativo, sia dell’uso problematico.
Sono Filippo, presidente di PLUSRoma, Associazione di Persone LGBTQ+ che vivono con Hiv e ci occupiamo di salute sessuale.
Il chemsex è una pratica molto diffusa nella comunità dei maschi gay e bisex e consiste nell’utilizzo di sostanze (stupefacenti) di sintesi chimica durante i rapporti sessuali. L’esperienza, durante la sessione di chemsex, è quella di sentirsi liber* da ogni pregiudizio, da ogni paura, da ogni inibizione. PLUS Roma ha deciso di occuparsi di chemsex perché alcune persone perdono il controllo e si espongono a dei rischi molto importanti: ci sono persone che perdono il lavoro, ci sono persone che distruggono completamente la loro rete sociale, queste persone hanno bisogno di aiuto. Ho cominciato ad utilizzare in maniera continuativa il chemsex nel 2017, c’è stata una prima fase di utilizzo che posso definire una vera e propria luna di miele, mi sentivo libero, bello e forte: è stato come riscoprire anche la libertà nel sesso, la sessualità. A dicembre del 2017, ho cominciato a rendermi conto che quell’esperienza stava prendendo un po’ il sopravvento: nel senso che la sostanza, durante il rapporto sessuale, poteva essere paragonata a una buona bottiglia di vino rosso durante una cena. Quando mi sono accorto che la bottiglia di vino rosso stava diventando più importante della cena, ho cominciato a capire che qualcosa stava andando storto e mi sono subito detto – ok, voglio smettere –, per cui mi sono rivolto a una struttura che da anni si occupa di riabilitare le persone che utilizzano sostanze e con problemi di dipendenza. Questo percorso inizialmente mi ha aiutato a recuperare un po’ la sobrietà, ma allo stesso tempo non mi sono sentito accolto da questo servizio. Al primo incontro di gruppo che ho fatto mi sono presentato come una persona che utilizzava chemsex e quando ho fatto quest’affermazione sono stato rimproverato davanti a tutti dallo psicoterapeuta, che mi diceva che io non avevo un problema di chemsex, ma bensì avevo un problema di dipendenza da crack. Questo è stato qualcosa che mi sono portato dietro come un giudizio molto forte. Nel frattempo ho cominciato a frequentare altre realtà, mi sono rivolto a un Serd (Servizi per le Dipendenze) pubblico, dove ho trovato una equipe molto accogliente. La psicoterapeuta mi ha detto ad un certo punto – Filippo, tu non hai un problema con le sostanze, quindi con noi hai finito. Ti consiglio di fare un percorso che vada un po’ più a fondo sui temi che riguardano la tua sessualità –. Ho deciso allora di rivolgermi a un sessuologo, è stata quella cosa che mi mancava, nel senso che ho capito che per me il problema del chemsex era legato proprio alla sessualità, quindi a delle inibizioni, a delle paure che io mi portavo dietro. E grazie a questo percorso con il sessuologo sono riuscito anche a recuperare l’esperienza stessa del chemsex tuttavia in una maniera non più problematica come prima: quindi ho cominciato a farlo con persone che già conoscevo, ho capito che per esempio, farlo con una persona che non aveva sviluppato una dipendenza, era più facile negoziare la quantità di sostanza da acquistare e utilizzare. Durante una sessione di chemsex non è facile negoziare l’utilizzo del profilattico, per cui è raccomandato l’utilizzo della PrEP (la profilassi pre esposizione da Hiv), perché oltre a prendere una pillola che protegge dall’Hiv, consente di entrare in un programma di screening ogni tre mesi per tutte le infezioni che si possono trasmettere nel sesso. Oggi per me l’esperienza di chemsex rimane un’esperienza bellissima e piacevole che mi ha insegnato tante cose, soprattutto a conoscermi meglio. Oggi ho voglia di scoprire nella sessualità un piacere diverso.

DISCLAIMER: SE SENTI DI NON VIVERE BENE UNA SITUAZIONE DI CHEMSEX

Qualora ti trovassi a non vivere più bene una situazione di chemsex, è fondamentale chiedere aiuto, a partire dalla rete sociale, ma anche rivolgendosi ai servizi dedicati che si occupano di chemsex problematico. Qualora non ci siano questo tipo di servizi a disposizione, anche i Serd pubblici possono dare un primo livello di assistenza.

Alcuni consigli di riduzione del rischio per la Cocaina e per il Crack

Cocaina cloridrato (Coca, Bamba)
Effetto: euforia, sensazione di benessere, efficienza, potenziata fiducia in sé stessi, voglia di muoversi, disponibilità a correre rischi, perdita del peso e della capacità critica.
Dosaggio: 50–100 mg sniffati, 70-150 mg iniettati per via endovenosa
Inizio dell’azione: dopo pochi minuti se sniffata, immediatamente se iniettata
Durata dell’effetto: 30-90 minuti.
Effetti collaterali: aggressività, delirio, convulsioni, aumento della pressione sanguigna, aritmie
cardiache, esaurimento, irritabilità, ansia e paranoia. Dipendenza psicologica e sociale.

Crack o Coca Basata
Effetto: euforia, benessere assoluto, efficienza, potenziata fiducia in sé stessi, voglia
di muoversi, disponibilità a correre rischi, perdita di peso e della capacità critica,
aumento del desiderio e perdita di inibizioni.
Dosaggio: 50–350 mg da fumare con pipa o bottiglia.
Inizio dell’azione: immediata.
Durata dell’effetto: 30-90 minuti
Effetti collaterali: gli stessi della cocaina. In più, a livello psichico, aumenta la sensazione di lucidità, sopprime la stanchezza, ma si verificano irrequietezza, nervosismo e iperattività.
Il bisogno di mangiare e di dormire sono soppressi. Gli effetti sono strettamente legati al dosaggio, dosi elevate possono causare delirio, attacchi di panico e paranoia.
Alla discesa degli effetti, il desiderio di consumarne ancora è intenso (craving).

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Andrea 2.5.24 - 19:51

Giuliano, puoi "intendere" ciò che vuoi leggendo ciò che ho scritto, per manipolare me e le cose che scrivo c'è bisogno davvero di una mente di grande livello. Ti auguro di sperimentare in profondità le droghe "ricreative" (ed anche l'alcol in dosi considerevoli), te le chiamo in questo modo così delizioso proprio per allettarti. Voglio rassicurarti che non te ne toglierò neanche un milligrammo. Un caro abbraccio...

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Giuliano Federico 2.5.24 - 15:32

Il fatto stesso che lei, Andrea Perluigi, nella sua condanna alle droghe scriva "includo anche l'alcool a dosi considerevoli" conferma che dipende dall'uso che si fa di una sostanza. Per il resto il suo commento si commenta da solo e io sono in totale disaccordo con lei.

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andrea perluigi 2.5.24 - 12:44

nell'articolo leggo, testualmente: - qualora ti trovassi A NON VIVERE PIU' BENE una situazione di chemsex... - approccio di riduzione del rischio... - de-stigmatizzare... e tanti altri concetti, frasi, periodi interi che vorrebbero far passare semplicemente per "una delle esperienze umane" l'uso di droghe di questo tipo. Sostanze che rovinano - RIPETO ROVINANO - il funzionamento del cervello, illudono di divertire e gratificare maggiormente le persone, limitano e traviano i comportamenti umani e gli ambiti sociali, fanno perdere di vista tutto ciò che è bello nella vita e nel sesso, riducono gli esseri umani a delle larve terrificanti. Quale cortocircuito mentale avete avuto - tutti voi che ragionate così - per passare da ciò che è stata la droga negli anni 70/80 all'uso ricreativo/idiota che se ne fa ora? Per caso le persone sono diventate migliori, cambiando la modalità di assunzione da iniettabile a tutte le altre (apparentemente meno cruente)? Davvero qualcuno si illude di avere migliori performaces nel sesso, con le droghe? Che poi già il concetto di "performances" nel sesso è ridicolo, anche in quello giocoso e/o occasionale! Come si fa a scrivere un articolo del genere e ad ascoltare le parole di Filippo, senza provare spavento per ciò che il suo stesso volto esprime? Mi spiace per tutti quelli che la pensano diversamente da me, ma non c'è nulla di NORMALE nell'assumere le droghe, ed includo anche l'alcool a dosi considerevoli. Il cervello va salvaguardato da 'sta roba, perché serve anche e soprattutto quando la vita prosegue negli anni e bisogna averle il più possibile intatte le facoltà mentali, altrimenti si fa la fine dei poveretti che affollano le metropoli del mondo, nel peggior modo possibile... basterebbe informarsi su ciò che sono diventate le città degli USA per capire a cosa mi riferisco.

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